Raimondo Colantonio
Relitto
Anno 2024
Tempera su tela, cm. 60×100
Una presenza massiccia, ostinata, si staglia tra cielo e mare. È un relitto: rugginoso, imponente, silenziosamente urlante. La prua, alta, ci sovrasta come un monito, un frammento di passato che si rifiuta di affondare. Pare farcisi incontro, con la sua mole spettrale contro l’orizzonte. Non galleggia, non affonda: resta. Immobile, inamovibile.
Attorno a lui, il mare, freddo, tagliente, quasi ostile, si tinge di riflessi smeraldo, incisi da scie rugginose e plumbee. E anche il cielo, contaminato da quell’ingombro, si arrossa di un bagliore livido, quasi radioattivo. C’è nell’aria il senso di una permanenza disturbante, di qualcosa che non si riesce né a ignorare né a dimenticare. Come un evento traumatico che si ostina a restare a galla nella memoria, questa carcassa occupa lo spazio, lo avvelena, lo fa suo.
Colantonio riesce in un’opera potente e poetica: trasforma un oggetto abbandonato in simbolo del tempo che non passa, delle ferite che non guariscono, della memoria che insiste a non dissolversi. Il mare si fa scenario e testimone di una resistenza muta, di una sconfitta mai del tutto consumata. Una pittura intensa, che trasuda vissuto, che parla il linguaggio di chi il mare l’ha vissuto davvero, dal ponte, dalla plancia, con la salsedine negli occhi e i ricordi incrostati come ruggine.
Raimondo Colantonio
Pittore di rara sensibilità e grande rigore tecnico, Raimondo Colantonio è un artista capace di coniugare poesia e maestria, luce e memoria. Nato a Torre del Greco, con il mare nel sangue e negli occhi, ha saputo trasformare l’esperienza personale in un linguaggio pittorico denso di emozioni e atmosfera. Ma il suo sguardo non si ferma alla superficie delle cose.
Accanto al lungo e appassionato dialogo con il mare, vissuto, contemplato, ricordato, Colantonio affronta temi profondi e drammatici con una forza visiva che lascia il segno. È il caso del ciclo dedicato alla ritirata di Russia, in cui la neve diventa silenzio e teatro di un dolore trattenuto, reso con ombre che scavano nella storia e nella coscienza. Lì, come nel mare, ciò che conta è ciò che resta: le tracce, i vuoti, gli echi.
Tecnicamente raffinato, Colantonio domina il colore e la luce con equilibrio e profondità. Le sue opere sono dense di atmosfera: ogni paesaggio, ogni presenza, ogni relitto, ogni figura suggerita, racconta molto più di quanto mostri. È pittura che sa evocare senza gridare, accendere la memoria e invitare al pensiero.
Con i suoi cicli pittorici, dal mare alle guerre, dalla memoria collettiva alle emozioni intime, Colantonio ci offre uno sguardo profondo sull’esistenza, mantenendo sempre vivo quel filo di bellezza e dignità che attraversa tutta la sua arte.
Maria Teresa Majoli