Luigi Piscopo

Dodici

Anno 2017

Tecnica mista su tavola, cm. 49×53

Dentro una sontuosa cornice antica, dorata e fiorita, si apre un enigma ipnotico. Dodici sfere grigio-metalliche, lucide come ematite o galassie pietrificate, sono sospese in una superficie di resina verde e brillante. Disposte a gruppi di tre, ma in modo irregolare, sfuggono a ogni logica simmetrica. È un ordine apparente, forse spezzato, forse volontario: sta a chi guarda decifrarne il significato.

Twelve non è solo una composizione plastica, è una domanda silenziosa. Perché dodici? Le ore, i mesi, gli apostoli, i segni zodiacali… simboli che rimandano al tempo, al sacro, al destino. Ma qui nulla è esplicito: tutto è alluso, nascosto sotto strati di lucentezza, immerso in una materia densa, che conserva e riflette la luce. L’effetto è magnetico, quasi spirituale.

Luigi Piscopo, artista poliedrico e imprevedibile, ci invita stavolta non a decifrare un volto o una scena, ma a confrontarci con la bellezza pura della forma e del numero. L’ironia si è fatta sottile, la narrazione si è ritratta: resta l’enigma, il fascino dell’ignoto, il piacere antico del mistero.

Luigi Piscopo

Luigi Piscopo è nato e vive a Livorno. La sua ricerca artistica si muove tra pittura, scultura, collage e assemblaggio, intrecciando con maestria linguaggi diversi in un’espressione potente, vibrante, mai prevedibile. Ama i grandi temi, le visioni corali, le narrazioni simboliche che affondano nella natura umana per rivelarne le contraddizioni, le passioni, gli abissi e le risalite.

Nelle sue opere si avvertono l’ironia tagliente e il gusto per il paradosso, il piacere del gioco e la forza del pensiero. È un’arte che seduce e spiazza, dove le figure deformate da un sorriso o da una smorfia si trasformano in maschere contemporanee, cariche di significato. Le sue composizioni, spesso affollate e visivamente intense, si fanno teatro di un’umanità inquieta, a tratti grottesca, sempre autentica.

C’è in Piscopo uno sguardo sincero e spietato, capace di compassione e sarcasmo, che attraverso la dolcezza, la burla o la provocazione restituisce allo spettatore uno specchio critico ma anche profondamente umano. La sua arte, fantastica e impulsiva, è una riflessione continua sull’uomo e sui suoi interrogativi eterni, espressa con una voce inconfondibile, fatta di colori accesi, contrasti netti e una tensione emotiva che non lascia indifferenti.

Maria Teresa Majoli

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