Giovanni Graziani
Una gita al mare
Anno 2025
Olio su tavola, cm. 50×70
Una famiglia di tre persone, vista di spalle, sulla riva del mare.
Un padre, una madre e un bambino. La scena è semplice, domestica, perfino tenera… ma non è solo questo.
La prima cosa che colpisce è la fisicità: i due adulti sono corpulenti, il bambino meno, ma tutti e tre sembrano trattenuti in un momento che è, insieme, intimo e distante.
Il padre, a sinistra, camicia e pantaloni corti, indossa uno zainetto e guarda l’orizzonte. La postura è fiera, sicura. Sembra concedersi, quasi per dovere, un momento con la famiglia, ma dentro lo zaino porta ancora tutta la settimana lavorativa.
La madre, sulla destra, indossa un costume dal sapore retrò, ricercato, quasi fuori luogo per una giornata spensierata al mare. Tiene in mano il cellulare, forse legge, forse scorre. È presente, ma distratta.
In mezzo, il bambino. Non guarda né il mare né i genitori. Guarda in basso, davanti a sé.
Non ci sono sguardi che si incrociano. Sono uniti, ma soli.
Quello che colpisce, pur senza vedere mai i loro volti, è l’impressione nitida di ciò che provano. È un momento sospeso, come tanti nella pittura di Giovanni Graziani, in cui il tempo rallenta e il significato si nasconde nei dettagli.
Giovanni Graziani
Giovanni Graziani è nato nel 1946 a Livorno, dove vive e lavora tuttora.
La sua pittura è fatta di gesti semplici e osservazione profonda. Un tratto pulito, realistico, privo di effetti, ma capace di scavare nell’essenza della quotidianità.
Al centro della sua ricerca non c’è mai solo il soggetto rappresentato, ma una riflessione sul tempo, sulla fragilità dell’esistenza, sulla solitudine condivisa di cui tutti siamo parte.
Graziani crea un dialogo continuo con la meditazione, uno spazio silenzioso che spinge lo spettatore a rallentare e guardare.
Non c’è mai una narrazione chiara, né un messaggio immediato. Ogni scena – una persona che legge, una giovane pensosa, una famiglia sulla spiaggia – è un invito sottile a riflettere su noi stessi, a riconoscere nei gesti minimi la profondità della vita.
Anche quando l’essere umano non è visibile, la sua presenza si avverte nelle tracce: un tavolino vuoto, una barca rovesciata, una panchina solitaria. Questi segni raccontano di qualcuno che c’era, che ha vissuto, che ha pensato.
Graziani non cerca lo spettacolo, ma l’essenziale.
Nel suo lavoro c’è poesia, introspezione, una malinconia lieve che non pesa, ma accompagna. E soprattutto, c’è un invito costante: fermarsi, osservare, entrare in sintonia con il silenzio e con tutto ciò che non si può dire, ma solo sentire.
Maria Teresa Majoli