Francesca Ghelarducci
Fiori e spine
Anno 2024
Olio su tela, cm. 90×60
Un campo di carciofi al tramonto.
Un primo piano denso, quasi tattile: uno splendido intreccio di gambi, foglie, fiori e brattee chiuse sul fiore che nascerà, ordinato dalla natura in un equilibrio elegante.
Con Fiori e spine, Francesca Ghelarducci rende protagonista un soggetto spesso trascurato, rivelandone la straordinaria bellezza.
Il carciofo è, in fondo, un fiore mancato.
Un fiore che potrebbe aprirsi in un tripudio di sfumature viola-azzurro, se non venisse colto per essere cucinato.
Fin dall’antichità è simbolo di protezione e forza: sotto la corazza spinosa, un cuore tenero e generoso. Il suo nome deriva probabilmente dall’arabo al-kharshuf, e in molte culture è associato alla rinascita, all’attesa, alla resistenza.
Sul fondo, colline e case lontane si stagliano nel silenzio dell’orizzonte.
La luce calda del tramonto, radiosa ma già in ritirata, avvolge la scena. Il campo, che ha assorbito il sole per tutto il giorno, restituisce lentamente quel calore alla terra e all’aria.
Un tepore che si unisce all’umidità che sale con la sera, diffondendo profumi vegetali, umidi, dolci.
È l’atmosfera sospesa di fine giornata, quando ogni cosa rallenta e il bilancio della luce e del tempo si posa lieve sul paesaggio.
Una bellezza che non si offre subito, ma si conquista.
Francesca Ghelarducci
Francesca Ghelarducci vive e lavora a Livorno.
La sua pittura figurativa è fortemente d’atmosfera, costruita con grande attenzione ai toni e alla tecnica, capace di evocare luoghi e suggestioni che appartengono più al ricordo che alla realtà visibile.
Architetture dimenticate, interni, giardini nascosti: luoghi abbandonati allo sguardo dei più, che l’artista riporta alla luce con delicatezza. Le sue opere sono abitate da fortune, fasti e malinconie, da vite che furono e che ancora lasciano un’eco.
I colori sono liquidi, soffusi, trasfigurati. I suoi fiori, sospesi in trame leggere, sembrano sbocciare in un giardino sognato, mai visitato se non con l’occhio della fantasia.
Con maestria e sensibilità, Ghelarducci restituisce dignità e poesia al fragile, al dimenticato, al trascurato. E ci invita a guardare con occhi nuovi anche i dettagli più umili del mondo intorno a noi.
Maria Teresa Majoli