Federico Lischi

Ninfee

Anno 2023

Olio e tecnica mista su supporto rigido, cm. 27×19

In questa composizione, Federico Lischi ci offre una visione tanto sobria quanto poetica: cinque fiori di ninfea, due bocci chiusi, due fiori aperti e un ultimo bocciolo, si allineano con grazia lungo una foglia verde, creando una linea che sembra sospesa tra ordine naturale e armonia contemplativa. Il tutto si riflette nel nero profondo delle acque, amplificando il senso di equilibrio e silenzio. Anche lo sfondo, completamente scuro, contribuisce a isolare il soggetto, come in un’installazione Zen.
Ciò che colpisce è il modo in cui la natura, senza alcun intervento umano, compone un insieme che ricorda l’arte giapponese dell’ikebana: una disposizione rigorosa, simbolica, di rara eleganza. Lischi coglie questo momento con la sensibilità del pittore-poeta, restituendo sulla tela non solo la bellezza del reale, ma anche quella dell’invisibile ordine che lo attraversa.

Federico Lischi

Federico Lischi, livornese classe 1957, è un artista che ha fatto del disegno e della pittura una pratica costante di osservazione e interiorità. Dopo aver esplorato tecniche diverse, dalla china all’acquarello, dalla tempera ai pastelli, ha trovato nella pittura a olio il mezzo ideale per esprimere una visione lirica e misurata del mondo.

La sua poetica nasce da una lunga consuetudine con il paesaggio e con la tradizione figurativa toscana, ma si distingue per una rara finezza compositiva e per uno sguardo capace di cogliere la bellezza discreta delle piccole cose. Per anni ha lavorato su formati minimi, racchiudendo in pochi centimetri atmosfere sospese, memorie, luci e trasparenze, come in un diario di emozioni silenziose.

Negli ultimi anni, Lischi ha ampliato lo spazio del quadro e con esso la sua visione: la natura diventa protagonista di una narrazione più ariosa e simbolica, in cui l’attenzione al dettaglio convive con un senso profondo dell’armonia. La sua pittura, pur restando fedele a una raffinata semplicità, si apre a nuove libertà espressive e a una contemplazione sempre più spirituale del reale.

Maria Teresa Majoli

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