Rosy Mantovani

Fiori dell’anima 1

(serie)

Anno 2024

Tecnica mista, olio, grafite, garza, su tela, cm. 40×40

L’immagine dell’infanzia contestualizzata in un ambiente crudo, inospitale, in qualche modo claustrofobico, mette in luce una società senza futuro e sempre più spesso anestetizzata ai problemi comuni, cieca di fronte al dramma. I soggetti assumono valore iconico, non più infanzia simbolo ma la società provata dall’anelito di potersi proiettare verso il domani. Sono presenze-assenze che abitano lo spazio pittorico, appaiono di passaggio, hanno la consistenza dei pensieri e la morbidezza della malinconia. Giovani donne intrappolate all’interno di paesaggi distopici, periferie desolate la cui sola speranza è rappresentata dall’innocenza di queste figure. Il loro candore indica una possibilità di rinascita, un riscatto che può compiersi restituendo importanza a valori ormai perduti, come fiori estinti che rivivono all’alba di un nuovo giorno.

Esse sono e rimangono dei meravigliosi fiori cresciuti nelle distese di asfalto.

Descrivo la condizione umana odierna fatta di molta solitudine e di difficoltà di comunicazione. Situazione paradossale perché proprio quando il mondo civile si è globalizzato, accorciando ogni distanza fisica e culturale, unito in un’unica rete attraverso i mass media ed i social networks, qualcosa è stato smarrito o è andato perduto: l’essenza dell’umanità e la possibilità di condividere in concreto la propria esistenza. Si vive circondati dal caos del mondo ma si finisce per essere rinchiusi, come in una gabbia, nella prigionia di un IO che non trova modo di vivere come NOI. Il mito del progresso e la nuova religione del lusso e del divertimento lasciano dunque il campo al senso di una desolata e malinconica solitudine. E’ dentro di noi, intorno a noi, il senso opprimente – quale terrifico fiore del mal di vivere – che va guardato negli occhi al fine di comprenderlo. I protagonisti sono ritratti completamente immersi nei loro pensieri, dimenticando ciò che gli accade attorno. Sullo sfondo periferie desolate o rumorose, sudice o abbandonate dove si accende la bellezza dei loro sguardi, occhi di chi non demorde, di chi combatte…e forse vincerà. È la possanza della resilienza.

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