Paolo Pezzotti
Forme d’arte 5 e 6
Anno 2025
Olio su tela, cm. 18×24
In Forme d’arte V & VI, la pittura di Paolo Pezzotti si fa più fisica, più gestuale, come se il colore fosse spinto da una necessità interna a prendere corpo e presenza. Le pennellate sono larghe, decise, e costruiscono tre forme verticali, totemiche, forse, che si stagliano sul fondo verde-ghiaccio di una natura indefinita, immersa in una luce chiara, quasi protettiva.
Quei tre segni rossi, densi, appaiono come figure in piedi, portatrici di qualcosa: identità, memorie, simboli. I tocchi di verde chiaro che si aprono in forma stellata sopra di loro evocano copricapi magici, corone vegetali o semplicemente aperture di energia. Il fondo è vivo, fatto di pennellate rapide e sovrapposte che fondono natura e visione. È un luogo che non ha nome, ma che sembra offrire riparo.
La seconda tela, però, capovolge il tempo emotivo. I colori si fanno più rarefatti, le stesse figure prima così potenti sembrano perdere consistenza, farsi trasparenti, come se stessero scomparendo o fondendosi col paesaggio. Il rosso diventa ombra, il verde si stempera in un violetto crepuscolare, e il crepuscolo stesso è qui un simbolo: di passaggio, di smarrimento, di trasformazione.
Le figure ora si allontanano, non più unite come prima, ma disperse. Forse non sono più tre. Forse non sono nemmeno più figure. Pezzotti non dà risposte: apre porte. Il dittico parla del passaggio tra chiarezza e dubbio, tra presenza e dissolvenza. Una riflessione visiva sull’identità, sul tempo, sulla distanza, e sull’impossibilità, a volte, di trattenere ciò che amiamo.
Paolo Pezzotti
Ci sono artisti che raccontano il mondo fuori. E altri che raccontano quello dentro. Paolo Pezzotti appartiene a questa seconda, rara categoria. Le sue opere non illustrano, evocano. Non rappresentano, ma rivelano. Ogni sua “forma d’arte” è una soglia, un varco aperto sull’invisibile, una mappa del sentire che non ha bisogno di parole, anche se è proprio dalla parola, dalla poesia, che tutto ha avuto inizio.
Poeta prima che pittore, Pezzotti ha portato con sé nella pittura la stessa urgenza espressiva, la stessa verità emotiva che caratterizza la sua scrittura. Le sue tele non cercano la bellezza formale, ma quella più autentica, nascosta nei contrasti, negli strappi, nelle luci che affiorano dai silenzi del colore. Il gesto pittorico diventa così racconto interiore, a volte epico, a volte sommesso, sempre sincero.
Autodidatta nella tecnica, ma guidato da un’intuizione profonda, Pezzotti ha sviluppato un linguaggio personale fatto di stratificazioni, cesure, tensioni e aperture. Nei suoi lavori non ci sono titoli espliciti: preferisce lasciare che siano le immagini a parlare, e che ogni spettatore possa sentire liberamente la propria versione del racconto.
Ha pubblicato libri di poesia come Libero di poetare e Soluzioni poetiche, dove il cuore diventa parola. E ha esposto in mostre che hanno accolto con attenzione la sua pittura intensa e schietta, come la personale alla Barriera Albertina di Novara.
Paolo Pezzotti non offre certezze. Offre presenza. E ci ricorda, con i suoi quadri e le sue poesie, che ogni forma d’arte, se nasce da un’urgenza vera, può essere rifugio, soglia, visione.
Maria Teresa Majoli