Futurboba
Ti ho amato così tanto da ricordarmi l’essenziale
Serie “Nel cuore del legno”
Anno 2025
Tecnica mista, acrilici, collage, su tavola in legno, cm. 40×30
In Ti ho amato così tanto da ricordarmi l’essenziale, Futurboba ci dona una visione tenera e tormentata: una figura femminile appena accennata, tracciata con la solita dolcezza da sottili linee nere su fondo bianco, emerge dietro una grata di legno che la mostra e la protegge allo stesso tempo.
Le fasce orizzontali che la attraversano sono come segmenti di vuoto e pieno, aperture e chiusure, e danno forma a una barriera visiva che è anche simbolica. Cosa si vede davvero? Cosa resta nascosto? Il rosa che sfuma sul bianco della figura sembra il segno di un’emozione trattenuta, un sentimento che, pur essendo stato vissuto fino in fondo, ha lasciato dietro di sé una dolce ferita.
Alle spalle della donna si addensano tinte scure, strati e grovigli quasi informali che evocano ciò che resta: ombre del passato, zavorre emotive, resti di un amore che ha dato tanto, ma ha anche chiesto tutto.
Futurboba non racconta un amore idilliaco, ma un amore vissuto fino all’osso: quello che, nel bene e nel male, ci insegna cosa davvero conta. Un amore che, come il legno, porta con sé nodi, fenditure e venature, e che proprio per questo, è vivo.
Futurboba
Nel cuore del legno, Futurboba, alias Luca Borchio, ascolta i sussurri delle fibre, dei nodi, dei vuoti. Ne fa narrazioni delicate, poetiche, piene di un amore tenero e feroce allo stesso tempo. Le sue figure, spesso coppie, donne, o bambini interiori, sembrano tracciate da un sogno post-pop: leggere, affettuose, mai ciniche.
Realizzate su “assi coreani”, frammenti di casse in legno recuperato, le sue opere custodiscono battiti di cuore. A volte vengono racchiuse nel sottovuoto, come a voler trattenere nel tempo un palpito, un momento fragile e vero. Anche quando non ci sono parole, ogni sua immagine parla con dolcezza e forza: di legami, protezioni, fragilità, silenzi densi d’amore.
Futurboba non grida: sussurra. E in questo sussurro c’è una potenza disarmante.
Maria Teresa Majoli