Alessandra Puntoni

Volto bruno

Anno 2018

Tecnica mista su tela, cm. 50×50

Ho avuto una formazione artistica (presso il liceo Gentileschi di Carrara), seguita da un corso di restauro. Cosa porta poi una restauratrice a dipingere? Il passaggio è stato graduale ed è stato filtrato dalla decorazione di interni.
Dopo il liceo abbandonai matite e pennelli, il restauro assorbe tutte le energie e non lascia spazio alla creatività.
Un lavoro faticoso, sempre in giro per l’Italia, ed in realtà molto distante da quelle fantasie che ci vogliono angeli ìn camice bianco, con bisturi e pennellino. Personalmente vivevo in ogni caso una situazione di privilegio, avendo in affidamento il lavoro di restauro degli affreschi del Camposanto di Pisa. Negli anni della formazione a “bottega” avevo partecipato alla sperimentazione di qualcosa di unico nel suo genere, e aperta un’impresa per mio conto, lavorai a questo progetto fino al 2005. Anni impegnativi, ricchi di collaborazioni scientifiche, ma anche di parecchi “guai”. Con la pazienza messa a dura prova da conflitti di vario genere, cominciai a pensare a un’alternativa che mi permettesse di aprire al mercato dei privati; l’occasione arrivò con la proposta di decorare una villa pucciniana, nel parco di S. Rossore. Avevo già sperimentato qualcosa in alcuni lavori minori, dove il tipo di intervento richiesto non era cosi “scientifico” come invece impegni più blasonati imponevano. Imparai a realizzare finte architetture, cieli, prospettive, finti marmi, avendo cura che ben si sposassero con gli ambienti novecenteschi. Scartati i colori già pronti, utilizzai pigmenti in polvere uniti a resine acriliche testate, annotando percentuali e diluizioni con lo stesso approccio utilizzato nel mio lavoro originario, dove poco è lasciato al caso, poiché tutto viene annotato per essere riproducibile e modificabile con precisione. Per i bozzetti usai grandi pannelli trattati con tempera murale e fissativi, in modo che il risultato successivo in parete fosse identico. Chi è del settore sa che le cartelle colore portano fuori strada e che, complici luci, dimensioni e assorbimento del legante, il risultato in parete è sempre diverso. Le difficoltà furono parecchie e spesso legate al fatto che i miei collaboratori consideravano la professione del decoratore svilente. Io, invece, mi divertivo: per me era come restaurare un’atmosfera e l’unico rischio era che il lavoro non piacesse. Proseguii da sola, anche perché quel tipo di attività stava diventando di moda ed il gusto che voleva appartamenti con pareti candide stava lasciando il posto a fantasiosi decori e superfici sgargianti. Certo, la fatica era aumentata e così pure le risorse da me investite, ma avevo ottenuto commissioni in bellissimi palazzi.
Oggi, con emozione, al Palazzo delle Esposizioni presento la mia personale, frutto del passaggio dalle esperienze di restauro e decorazione alla pittura, con molte opere inedite.

(dal testo di presentazione della mostra “Sguardi” , 28 gennaio . 26 febbraio 2023, Palazzo delle Esposizioni, Lucca)

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