Cristina Battistin

Dalla camera della mia finestra

Anno 2020

Colori ad olio su tela, cm. 70×40

L’opera si compone di 3 tele di dimensioni 30x40cm. Le tele sono montate a formare un’opera, pensata per essere un Uno. “Dalla camera della mia finestra” è uno spazio interiore dal quale guardare il mondo e attraverso il quale paesaggi, oggetti e figure umane, in uno scambio reciproco, risuonano di senso: un mazzo di fiori gialli esplode nei raggi del sole chiudendomi gli occhi per la troppa luce. La stanza dell’io, con la sua finestra aperta verso l’esterno, si riempie di immagini che la cornice ricompone e racchiude.

Cristina Battistin nasce il 04/02/1982 a Pordenone. Si laurea nel giugno 2006 presso l’Accademia di Belle Arti di Perugia in Pittura, discutendo la tesi dal titolo ”Alberto Giacometti: la coscienza tragica e la ricerca dell’assoluto”. Nello stesso anno s’iscrive presso l’Accademia di Belle Arti di Firenze al corso di specializzazione biennale abilitante per l’insegnamento di Disegno e Storia dell’Arte nelle scuole secondarie di secondo grado. Dopo sei anni a Trieste ora insegna Disegno e Storia dell’Arte presso una scuola secondaria superiore della provincia di Pisa.

La sua ricerca artistica spazia dalla pittura alla grafica abbracciando tematiche eterogenee quali il volto, strade e scorci cittadini, illustrazioni di racconti per bambini e non. Filo conduttore rimane il segno: la linea tracciata dalla penna o il tratto, quasi scolpito, della pennellata disvelano una realtà vibrante, epifanica e meravigliosa.

Il volto disvelato, soggetto indagato dall’artista in maniera quasi ossessiva, conserva il mistero di un’interiorità inaccessibile di cui si percepisce un oltre lontano, la forza sotterranea dell’esistenza e del vissuto, che l’immagine suggerisce ma non accoglie totalmente. L’incrociarsi ed il sovrapporsi irripetibile di pennellate danno vita ad un unico così come il magmatico sovrapporsi delle esperienze modella e genera l’individuo.

Non solo esistenze che si manifestano nell’ex-sisto di un volto ma anche strade, paesaggi che si perdono e ritrovano in fughe di tratti intrecciati: la nascita fragile e irripetibile dell’immagine-visione, la sua natura ambigua tra nascondimento e disvelamento.

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