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Marina Scardacciu

Oscilla sorella ombra per la selva che tace

(da una poesia di George Trackl)

Anno 2019

Acrilico su tela di cotone, cm. 80×80

Il titolo dell’opera, rivela il fascino segreto di questo dipinto, che presenta una pittura solo apparentemente “ingenua”, ma in verità intrisa di motivi espressionisti propri della pittura nordica; il bosco che fa da quinta, luogo perenne di misteri e di incontri rivelatori con la prigione degli alberi di fronde rosse e cupe, la ragazza nella selva brandisce un’ascia (simbolo lunare e femminile) fissa l’osservatore con i segni del mistero inscritti sul suo corpo e sulla sua veste. Tutto concorre a restituirci una visione abitata da un’inquietudine e da una febbre che contagia chi lo guarda.

Nata a Sassari nel 1973, si laurea in Decorazione presso l’Accademia di Belle Arti di Sassari, M. Sironi.
Dal 2002 partecipa a numerose mostre collettive, fiere d’arte contemporanea e premi di pittura, calcografia, scultura e installazioni sit specific, a livello nazionale e internazionale.
Nel 2012 è presente all’AAF- Roma al MACRO TESTACCIO con la Galleria Consorti, sempre nello stesso anno é vincitrice del Premio di pittura Marina di Ravenna, che le da la possibilità di esporre le proprie opere in una mostra personale al MAR Museo d’Arte della città di Ravenna.
Nel 2007 viene selezionata dal KAUS, Centro Internazionale per l’Incisione Artistica di Urbino per un’esposizione presso la Galerie Carlshorst in Berlino con la collaborazione dell’Istituto di Cultura di Berlino.
Nel 2004 è finalista sia del Premio Giovani Pittori dell’Accademia Nazionale di San Luca a Roma a cura di Pietro Cascella, Agostino Bonalumi, Eugenio Carmi e Achille Perilli, sia per la Biennale dell’Incisione Italiana Contemporanea “ Premio Tiepolo”.

Le immagini da me presentate appaiono come sogni. Esse presentano una componente realistica, data dal riconoscimento del soggetto, ed un’altra irreale che invadendo la realtà interferisce con essa. La composizione dei miei lavori svela la componente fiabesca e sur-reale: le figure abitano sempre lo stesso identico paesaggio del quale anche i colori ne sottolineano l’irrealtà. Un bosco, luogo della mente, interiore e non identificabile con nessun altro. Ciò crea un senso di spaesamento che potremmo chiamare il “perturbante” in quanto percepiamo qualcosa che ci appare familiare in un primo momento, che però sfugge subito alla nostra conoscenza in un secondo momento. Siamo portati infatti a riflettere sulle possibili letture dell’opera conducendoci ad evadere con la fantasia, ma questo non è il fine dell’artista. Il bosco è un luogo simbolico, rappresenta la lotta contro le proprie paure, incertezze e debolezze; ogni personaggio sembra colto nell’atto di celebrare un rituale primigenio contro le forze ostili, è esorcizzare la morte, recuperando così un immenso immaginario di origine antichissima e secolare presente in tutte le culture, dall’oriente all’occidente.

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